Progetti vincitori 2018 – Sezione 2 🇮🇹
La Sezione II prevede bandi per progetti transnazionali di ricerca e innovazione (RIA), organizzati e gestiti dalla Fondazione PRIMA e finanziati dai Paesi partecipanti.
I criteri di partecipazione sono quelli stabiliti dal programma UE “Horizon 2020” e quelli stabiliti dai singoli Paesi.
I criteri di valutazione delle proposte sono quelli stabiliti dal programma UE “Horizon 2020”. Per il 2018 i finanziamenti provenienti dai Paesi partecipanti ammontavano a 30,5 milioni di euro.
L’Italia, attraverso il MIUR, metteva a disposizione 7 milioni di euro.
22 su 27 progetti vincitori coinvolgono unità di ricerca italiane
10 progetti sono coordinati da un’unità di ricerca italiana
30 unità di ricerca | 38 partecipazioni
12 regioni | 18 città
ALTOS
Gestione delle risorse idriche nei sistemi agricoli del Mediterraneo attraverso strutture e connettività territoriali
Managing water resources within Mediterranean agrosystems by accounting for spatial structures and connectivities
Water Management
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Contesto – Nella maggior parte delle regioni del Mediterraneo, i sistemi di produzione agricola sono molto vulnerabili a una potenziale diminuzione della risorsa idrica. Da una parte i cambiamenti climatici e dall’altra l’aumento della popolazione e il conseguente aumento del fabbisogno alimentare, richiederà un’agricoltura sempre più efficiente e l’irrigazione diventerà una pratica indispensabile. L’uso improprio della tecnica irrigua e il suo abuso, impattano sui sistemi idrici naturali con danni alla flora ed alla fauna, e alla qualità dell’acqua, come ad esempio il rilascio di elementi nutritivi nelle acque superficiali e profonde (in caso di volumi eccessivi rispetto alle necessità), l’ingresso di acque saline delle falde costiere (in caso di prelievo sottosuperficiale superiore alla ricarica naturale), l’abbassamento del livello delle falde, subsidenza del territorio, indisponibilità della risorsa per altri usi alternativi, incremento dei consumi energetici. Obiettivi e contenuti – ALTOS mette in atto diverse strategie per la gestione sostenibile della risorsa idrica in agricoltura. Il progetto prevede la modulazione delle strutture spaziali e della connettività che compongono la rete di distribuzione e raccolta dell’acqua mediante nuove tecniche di modellazione del ciclo idrologico. Inoltre, saranno sviluppate delle innovative pratiche agricole capaci di conservare la risorsa idrica incrementando l’accumulo di acqua sia meteorica che irrigua nel suolo e limitando le perdite per evaporazione e ruscellamento. Alle buone pratiche agronomiche abbina la scelta di colture capaci di sfruttare al meglio le risorse idriche naturali. Attraverso il calcolo del bilancio idrico delle colture durante la stagione di coltivazione è possibile fare una precisa valutazione dei volumi d’acqua e dell’esatto momento di intervento irriguo, per il raggiungimento delle migliori produzioni. Impatti e risultati attesi – Attraverso la modellazione del ciclo idrologico, nuove tecnologie per l’irrigazione e buone pratiche agricole messe in campo dal progetto si avrà un miglioramento dell’efficienza del sistema infrastrutturale di distribuzione e raccolta dell’acqua, la protezione e il miglioramento della qualità della risorsa idrica. Budget 1.114.235 € Durata 36 mesi | da 01/02/2019 Paese ed Ente Coordinatore Francia 🇫🇷 Laboratoire d’Etude des Interactions Sol, Agrosystème, Hydrosystème (LISAH) Paesi partecipanti 6 Unità di Ricerca 11 Unità di Ricerca Italiana Università degli Studi di Cagliari | Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Architettura
Responsabile scientifico: Nicola Montaldo
INWAT
Qualità e gestione dei corsi d’acqua intermittenti e delle relative acque sotterranee nei bacini del Mediterraneo
Quality and management of intermittent rivers and associated groundwaters in the Mediterranean basins
Water Management
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Contesto – A causa del cambiamento climatico globale, si prevede che i corsi d’acqua temporanei potrebbero diventare i corpi idrici predominanti all’interno del bacino del Mediterraneo. Ad oggi, la conoscenza dei processi idrologici, fisico-chimici ed ecologici di tali corsi d’acqua è limitata e non supporta adeguatamente le scelte nella gestione dei relativi bacini idrografici, soprattutto per quanto riguarda le tematiche connesse al regime idrologico (eventi di piena e siccità), alla contaminazione da pesticidi e farmaceutici ed alle modalità con cui monitorare e valutare lo stato ecologico. Obiettivi e contenuti – Il Progetto INWAT – organizzato in cinque work packages tecnici (WP1-WP5) e da uno di gestione (WP6) – mira a studiare la qualità dei corsi d’acqua temporanei a diverso grado di intermittenza e delle relative falde acquifere in sei Paesi del Mediterraneo (Spagna, Francia, Italia, Giordania, Tunisia, Algeria). I risultati – dei quali sarà garantita la trasferibilità agli Stati membri dell’UE, agli Stati MENA ed ai Paesi ad essi associati – consentiranno di perseguire azioni di tutela e corretta gestione delle risorse idriche. Gli obiettivi principali del Progetto sono: Impatti e risultati attesi – Il Progetto INWAT consentirà di migliorare le attuali pratiche e politiche gestionali dei corsi d’acqua temporanei e risulta pertanto strategico ai fini della implementazione della Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE. A partire dall’analisi di sei casi di studio, caratterizzati dalla presenza di corsi d’acqua temporanei e falde acquifere la cui qualità risulta compromessa da fonti di inquinamento antropico (in particolare impianti di depurazione e attività agricole), sarà incrementato lo stato delle conoscenze relativo ai fenomeni di diffusione, biodegradazione, fotodegradazione e trasporto di contaminanti organici, quali pesticidi e prodotti farmaceutici. Saranno inoltre valutati gli impatti ecologici connessi alla presenza di tali sostanze nelle acque superficiali. I risultati desunti dal Progetto saranno divulgati mediante conferenze nazionali ed internazionali, che coinvolgeranno i principali stakeholders ed autorità competenti in materia di tutela e gestione della risorsa idrica, nonché mediante articoli scientifici. Budget 1.519.000 €. Durata 36 mesi | da 01/02/2019 Paese ed Ente Coordinatore Spagna 🇪🇸 Consiglio Superiore della Ricerca Scientifica – CSIC Paesi partecipanti 7 Unità di Ricerca 9 Unità di Ricerca Italiana Università degli Studi di Bari Aldo Moro, Dipartimento di Scienze Agro Ambientali e Territoriali
Responsabile scientifico: prof. Francesco Gentile.
KARMA
Disponibilità e qualità delle risorse idriche degli acquiferi carsici nell’area mediterranea
Karst Aquifer Resources availability and quality in the Mediterranean Area
Water Management
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Contesto –Le acque sotterranee degli acquiferi carsici contribuiscono sostanzialmente al fabbisogno idropotabile e sono ampiamente utilizzate per l’irrigazione in agricoltura. L’esplorazione, il prelievo e la gestione sostenibile di tali acquiferi sono difficili, per complessità idraulica e loro estensione, richiedendo approcci gestionali integrati anche transfrontalieri. Inoltre, sono vulnerabili alla contaminazione e sensibili agli eventi estremi quali inondazioni e siccità, risultando quindi particolarmente suscettibili agli impatti dei cambiamenti climatici. Obiettivi e contenuti – Migliorare la conoscenza idrogeologica e la gestione sostenibile delle risorse idriche carsiche dell’area mediterranea, tramite la loro mappatura e indagini su aree campione (in Italia: Gran Sasso, Abruzzo), valutando risorse disponibili e rinnovabili, con monitoraggi sul campo. Si intende produrre e mettere a disposizione della comunità scientifica, dei portatori di interesse, degli enti preposti al governo del territorio e agli utilizzatori finali, strumenti idonei per l’utilizzo sostenibile delle risorse idriche sotterranee negli acquiferi carsici dell’area mediterranea, in termini di disponibilità idrica e qualità delle acque, tramite lo sviluppo e l’applicazione di una metodologia multiscala che partendo dal monitoraggio in continuo delle singole sorgenti e pozzi, consenta di determinare la disponibilità della risorsa a scala di bacino idrogeologico, nonché la sua variabilità spazio-temporale anche causata da variazioni climatiche o pressioni antropiche, fino a proporre l’estensione delle conoscenze tramite cartografia tematica interattiva a scala dell’intera area del Mediterraneo (tramite la mappatura denominata MEDKAM). Le principali problematiche tecnico-scientifiche oggetto del Progetto riguardano la valutazione del comportamento degli acquiferi carsici in cinque aree studio, sulla cui base applicare la metodologia integrata multi-scala all’intera area mediterranea. A tal fine, le attività previste per il partner italiano si svilupperanno prevalentemente nell’area test di studio del massiccio del Gran Sasso, all’interno del Parco Nazionale omonimo, in Abruzzo. Il cuore delle attività sarà l’integrazione dei monitoraggi realizzati su parametri differenti, con diversa modalità (on-line e spot) e in aree con caratteristiche dissimili, da analizzare congiuntamente per raggiungere un grado di omogeneizzazione delle informazioni tale da consentire anche il trasferimento del dato sintetizzato a fini operativi, quale early-warning finalizzato alla determinazione di fenomeni di inquinamento improvviso, ma soprattutto attività gestionale per l’ottimizzazione dell’uso della risorsa idrica sotterranea, a scopi antropici e per la salvaguardia ambientale del territorio. Impatti e risultati attesi – Dal Progetto KARMA ci si attende un sostanziale progresso nella conoscenza idrogeologica e nella relativa gestione sostenibile degli acquiferi carsici nell’area mediterranea, sia in termini quantitativi che qualitativi, quali ad esempio: ottimizzazione dei prelievi antropici nel rispetto della rinnovabilità della risorsa e delle necessità ambientali, applicazione di pratiche di monitoraggio specifiche per acquiferi carsici, mitigazione degli episodi di inquinamento a differente scala, sviluppo di un sistema di early-warning per l’inquinamento improvviso, contributo al censimento degli Ecosistemi Carsici dipendenti dalle acque sotterranee, miglioramento dell’implementazione delle Direttive Quadro sulle Acque, condivisione di una piattaforma e relativo database di informazioni utili ai portatori di interesse, valutazione dell’impatto degli eventi estremi, in riferimento al rischio di inondazione ma anche in risposta a periodi di siccità e a scenari di cambiamenti climatici. Budget 1.457.224 € Durata 36 mesi | da 01/09/2019 Paese ed Ente Coordinatore Germania 🇩🇪 Istituto tecnologico di Karlsruhe Paesi partecipanti 6 Unità di Ricerca 7 Unità di Ricerca Italiana
MEDSAL
Salinizzazione di riserve d’acqua sotterranea vitali nelle aree costiere del Mediterraneo: Identificazione, Valutazione del Rischio e Gestione Sostenibile attraverso l’uso di modellazione integrata e strumenti TIC intelligenti
Salinization of critical groundwater reserves in coastal Mediterranean areas: Identification, Risk Assessment and Sustainable Management with the use of integrated modelling and smart ICT tools
Water Management
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Contesto – A causa della pressione antropica e del cambio climatico, gli acquiferi costieri del Mediterraneo sono molto vulnerabili rispetto al degrado quantitativo e qualitativo delle acque sotterranee. Il deterioramento delle acque é primariamente dovuto a salinizzazione correlata a diversi processi oltre l’intrusione marina, quali la mobilizzazione di acque salate antiche di antica ingressione e la solubilizzazione di sali geogenici. Gli effetti d’insieme della salinizzazione sono di difficile gestione, da cui l’interesse alla loro conoscenza e alla prevenzione dei fenomeni. Obiettivi e contenuti – Il progetto MEDSAL mira a garantire nel tempo la disponibilità e la qualità delle acque sotterranee negli acquiferi costieri mediterranei ad alta vulnerabilità alla salinizzazione attraverso la definizione di un approccio innovativo. Tale approccio mira a rilevare in modo rapido ed efficace le diverse possibili fonti di salinizzazione agenti sulle acque sotterranee di acquiferi costieri, identificare i processi che ne determinano l’insorgenza e fornire una solida e nuova metodologia di valutazione del rischio di salinizzazione che faciliti la prevenzione e la previsione dei fenomeni portando a migliori strategie di gestione e misure di risanamento della qualità delle acque sotterranee. Gli obiettivi di MEDSAL saranno raggiunti con un approccio integrato di attività di ricerca e dimostrazione, combinando i metodi dell’idrogeologia, della data science e dell’informatica, compresa l’intelligenza artificiale per il fine della gestione integrata delle risorse idriche. La metodologia comprende metodi innovativi di monitoraggio quali: tecniche di monitoraggio telemetrico in continuo per il controllo in tempo-reale della salinizzazione delle acque sotterranee; isotopi dell’acqua e dei soluti (radioattivi e stabili) per la caratterizzazione di salinizzazione proveniente da più fonti; una combinazione di modelli di flusso, trasporto e reazione per trattare problemi con dati scarsi come tipicamente accade nei paesi del mediterraneo. Tutti i metodi saranno combinati con metodi geostatistici avanzati e tecniche TIC (shallow e deep learning) di nuova concezione per l’analisi spaziale, l’aggregazione dei dati e l’apprendimento profondo per rilevare pattern in dati idrogeochimici multidimensionali. Infine, i risultati del monitoraggio e della modellazione saranno utilizzati per la valutazione del rischio di salinizzazione su diverse proiezioni climatiche e integrati in sistemi di gestione delle risorse idriche. Lo sviluppo di un osservatorio web-GIS di dominio pubblico supporterà il monitoraggio, la gestione e le decisioni riguardo le riserve idriche costiere sotterranee del Mediterraneo, con facilitazione della partecipazione pubblica e miglioramento dell’impegno attivo delle società locali per il monitoraggio e la creazione di banche dati. Si prevede di raggiungere tale obiettivo attraverso una serie di azioni coordinate tra i diversi partner: definizione di nuovi strumenti per l’identificazione delle fonti e dei processi di salinizzazione (multi-indotti); integrazione di strumenti di modellazione (idrogeologica e idrogeochimica), tecniche geochimiche e di idrologia isotopica, metodi geostatistici avanzati e tecniche TIC (shallow e deep learning) per lo sviluppo di nuovi approcci e metodi nella simulazione e previsione della salinizzazione; sviluppo di nuovi proxy per il monitoraggio, valutazione e previsione della salinizzazione in aree con dati scarsi e/o risorse finanziarie e umane limitate; previsione dell’evoluzione spazio-temporale della salinizzazione primaria e degli impatti secondari attraverso la costruzione e integrazione di set di dati coerenti e robusti relativi a parametri critici relativi alla salinizzazione, con valutazione del rischio su diverse proiezioni climatiche nei test-site; facilitazione della fusione di competenze tra accademie e parti interessate a tutti i livelli e del trasferimento di tecnologia e know-how tra i paesi partecipanti, compreso il cross-training su metodi, strumenti e servizi. Impatti e risultati attesi –La maggiore efficienza dei metodi proposti da MEDSAL rispetto ai metodi tradizionali a basso contenuto tecnologico costituirà un’innovazione in grado di accrescere la competitività dei soggetti portatori delle conoscenze con possibilità di ricaduta industriale delle tecniche e metodologie prodotte. MEDSAL aspira non solo a produrre un impatto ambientale e socio-economico significativo sulle aree dei test-site, ma, attraverso la trasferibilità delle metodologie e delle tecniche, a influenzare progressivamente la più ampia regione costiera del Mediterraneo. L’impatto dei risultati di MEDSAL interesserà direttamente settori socio-economici critici come l’agricoltura e il turismo, principali utilizzatori dell’acqua sotterranea nella maggior parte dei paesi mediterranei. La disponibilità idrica nelle aree costiere sarà migliorata attraverso un miglioramento della gestione della salinizzazione e un aumento della resilienza/adattamento ai potenziali impatti negativi dovuti ai cambiamenti climatici; l’armonizzazione delle politiche e dei quadri normativi creerà motivi comuni per un’ampia cooperazione tra le parti coinvolte. Budget 1.268.000 € Durata 36 mesi | da 01/06/2019 Paese ed Ente Coordinatore Grecia 🇬🇷 Hellenic Agricultural Organization “Demeter” – HAO. Paesi partecipanti 7 Unità di Ricerca 9 Unità di Ricerca Italiana Politecnico di Bari (Dip. di Ingegneria Civile, Ambientale, del Territorio, Edile e di Chimica – DICATECh)
Responsabile scientifico: Prof. Maria Dolores Fidelibus
MEDWATERICE
Verso un uso sostenibile della risorsa idrica negli agro-ecosistemi a riso del Mediterraneo
Towards a sustainable water use in Mediterranean rice-based agro-ecosystems
Water Management
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Contesto – Nel bacino del Mediterraneo il riso è coltivato su una superficie di 1.300.000 ettari. I più importanti Paesi produttori di riso in Europa sono Italia e Spagna (72% della produzione UE, 345.000 ettari), mentre Egitto e Turchia sono i due più importanti produttori extra-UE (790.000 ettari). Nel Mediterraneo, il riso viene tradizionalmente coltivato in risaie sommerse. Nonostante l’ingente utilizzo di acqua che ne consegue, il riso è strategico per la sicurezza alimentare in alcuni Paesi (Egitto) e il consumo umano in tutto il Mediterraneo è in costante aumento. Obiettivi e contenuti – Obiettivo finale del progetto MEDWATERICE è quello di esplorare tecnologie e opzioni di gestione irrigua del riso alternative alla sommersione tradizionale in aziende pilota dei principali Paesi produttori di riso del Mediterraneo, al fine di diminuire i consumi idrici e gli impatti ambientali della coltivazione del riso ed eventualmente estendere gli areali in cui tale coltura può essere coltivata anche al di fuori di quelli storicamente ad essa dedicati. I risultati saranno estrapolati a scala di bacino irriguo per supportare decisioni e politiche ambientali. Il consorzio MEDWATERICE copre i principali Paesi produttori di riso del Mediterraneo (IT, ES, PT, EG, TK, IL). Le tecnologie e le opzioni gestionali di irrigazione da sperimentare e dimostrare non saranno le stesse in tutti i Paesi, ma si seguirà un approccio “country-tailored”. Le soluzioni irrigue verranno infatti identificate con il supporto di Stake-Holder Panels (SHPs) locali istituiti in ogni Paese, che comprenderanno autorità regionali, gestori delle risorse irrigue, associazioni e consulenti degli agricoltori, società private coinvolte nella filiera del riso. Questo assicurerà che le soluzioni individuate siano di reale interesse per il settore risicolo e che i risultati del progetto possano essere velocemente ed efficacemente trasferiti ai risicoltori. Per ogni opzione di irrigazione verranno introdotte tecnologie innovative e verranno adottate le varietà di riso e le pratiche agronomiche più appropriate per ridurre al minimo gli impatti sulla resa e sulla qualità del prodotto. Tramite opportune procedure (basate sull’utilizzo di approcci modellistici più o meno semplificati), i dati raccolti a livello di azienda agricola saranno estrapolati a livello di distretto irriguo per renderli maggiormente utilizzabili in processi decisionali di pianificazione, gestione e protezione delle risorse idriche. Sarà definito e applicato ai casi di studio nei diversi paesi partecipanti a MEDWATERICE un sistema di indicatori che consentirà una valutazione quantitativa della sostenibilità ambientale ed economica delle opzioni di irrigazione sia alla scala di azienda agricola che alla scala di distretto irriguo. Impatti e risultati attesi – Budget 1.452.530,07 €. Durata 36 mesi | da 01/04/2019 Paese ed Ente Coordinatore Italia 🇮🇹 Università degli Studi di Milano Paesi partecipanti 9 Unità di Ricerca 11 Unità di Ricerca Italiana
SWATCH
Strategie per aumentare l’efficienza nell’utilizzo dell’acqua nei bacini idrici semi-aridi del Mediterraneo e nei sistemi agrosilvopastorali nel contesto di cambiamento climatico
Strategies for increasing the WATer use efficiency of semi-arid Mediterranean watersheds and agrosilvopastoral systems under climate CHange
Water Management
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Contesto – Le regioni Mediterranee sono soggette ad una grande varietà di tipologie climatiche che spaziano dai climi più aridi a quelli semi-aridi. Nel bioma Mediterraneo sono state identificate nove regioni che si caratterizzano per differenti valori di precipitazione annua e differenti percentuali di precipitazione durante il periodo estivo. La carenza della risorsa idrica pone in evidenza la necessità di un’attenta pianificazione e gestione delle risorse idriche in queste regioni. Obiettivi e contenuti – Sviluppare e applicare, con il coinvolgimento degli attori interessati e delle autorità istituzionali, metodologie innovative per aumentare l’efficienza socio-ecologica degli ecosistemi nell’utilizzo dell’acqua lungo tutto il bioma mediterraneo e le varie tipologie climatiche. Il Progetto si focalizzerà su un insieme eterogeneo di ecosistemi caratterizzati da siccità stagionale, che abbracciano un ampio raggio di precipitazioni medie annue (da 35 a 935 mm annui) lungo tutto il bioma mediterraneo. I casi studio esamineranno il bacino mediterraneo da ovest a est e da nord a sud al fine di sviluppare, identificare e confrontare le strategie di gestione e pianificazione delle risorse idriche per contrastare le condizioni climatiche nella regione del Mediterraneo. Il Progetto intende inoltre ottimizzare le infrastrutture idriche (serbatoi, depositi, progettazione di pozzi) e gli usi (irrigazione, allevamento, attività domestiche e industriali). Tra gli obiettivi di SWATCH, c’è quello di sviluppare tecniche innovative per una migliore stima dell’evapotraspirazione, combinando a tal fine le stime di evapotraspirazione ottenute dalle misure basate sulla tecnica eddy covariance[1] e le stime di traspirazione ottenute dalle misure del flusso linfatico sia sulle radici che sui tronchi . Infine, SWATCH intende costituire un sistema di monitoraggio transnazionale dei fiumi del Mediterraneo al fine di condividere dati e informazioni. [1] Si tratta di un metodo che si basa sulle misure micrometeorologiche, impiegato principalmente per la stima della evapotraspirazione effettiva. Impatti e risultati attesi – L’obiettivo generale del progetto prevede lo sviluppo e l’utilizzo di metodologie innovative che consentano di aumentare l’efficienza nell’utilizzo della risorsa idrica degli ecosistemi caratterizzati dal bioma Mediterraneo, le tipologie climatiche aride e le aree caratterizzate da condizioni climatiche estreme. Il progetto avrà degli impatti positivi sia tipo economico che sociale. Infatti, sarà significativo il contributo per lo sviluppo e la sostenibilità delle pratiche agricole grazie all’accrescimento dell’efficienza dei sistemi agricoli stessi e la riduzione dei costi superflui. Gli attori coinvolti e le autorità avranno un ruolo chiave nel progetto, saranno informati sui risultati ottenuti e avranno il compito di definire le nuove strategie di pianificazione e gestione della risorsa idriche per condizioni climatiche attuali e per scenari climatici futuri. Budget 1.390.397 €. Durata 36 mesi | da 01/03/2019 Paese ed Ente Coordinatore Italia 🇮🇹 Università di Cagliari Paesi partecipanti 7 Unità di Ricerca 10 Unità di Ricerca Italiana
SUSTAIN-COST
Gestione sostenibile dell’acqua sotterranea e riduzione dell’inquinamento attraverso una governance innovativa nel contesto del cambiamento climatico
Sustainable coastal groundwater management and pollution reduction through innovative governance in a changing climate
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Contesto – La gestione delle risorse idriche e la governance dell’acqua, nelle zone costiere del Mediterraneo (MED) rappresenta una sfida importante e urgente. In queste regioni, lo sviluppo di grandi città aumenta le pressioni sulla qualità e quantità delle risorse idriche, a causa dell’incremento della popolazione e dello sviluppo delle attività economiche. Questa situazione è ulteriormente esacerbata dalle pressioni esercitate dai cambiamenti climatici e dalla vulnerabilità degli acquiferi costieri. Obiettivi e contenuti – L’obiettivo principale di Sustain-COAST è di sviluppare e verificare nuovi approcci nella governance degli acquiferi costieri, attraverso il coinvolgimento attivo di una varietà di stakeholder e beneficiari in quattro aree di studio ubicate in Paesi di entrambe le sponde del Mediterraneo (Grecia, Italia, Turchia e Tunisia), affette da problemi associati ai cambiamenti climatici. Sustain-COAST intende realizzare un Sistema di Supporto alle Decisioni (SSD) e una piattaforma GIS (Geographical Information System) con accesso online per portatori di interesse e decisori politici coinvolti nella gestione delle risorse idriche. Il SSD e la piattaforma si baseranno su processi partecipativi e di apprendimento sociale continui e pro-attivi, sull’uso di tecnologie e strumenti avanzati, quali sensori ottici e strumenti di remote sensing a supporto di scelte gestionali, iii) l’uso di modelli numerici (Feflow e Modflow) per la previsione della dinamica degli acquiferi costieri dal punto di vista quantitativo e qualitativo e iv) lo sviluppo di applicazioni web opportunamente adattate. Sustain-COAST è stato progettato per preservare gli acquiferi costieri oggetto di studio dall’ inquinamento associato ad attività antropiche attraverso la promozione di un modello di gestione locale delle risorse idriche che si basa sui principi delle 4R (Riduzione, Riciclo, Riuso e Ripristino). Impatti e risultati attesi – Il Progetto avrà un impatto positivo su cinque principali dimensioni: Budget 1.125.374,66 € Durata 36 mesi | da 01/05/2019 Paese ed Ente Coordinatore Grecia 🇬🇷 Università Tecnica di Creta – School of Environmental Engineering – coordinatore: Prof. George Karatzas Paesi partecipanti 6 Unità di Ricerca 7 Unità di Ricerca Italiana Università degli Studi di Sassari (Nucleo Ricerca Desertificazione)
Responsabile scientifico: Pier Paolo Roggero
BLUE-MED
Un approccio innovativo e sostenibile per monitorare e tenere sotto controllo la febbre catarrale degli ovini nella regione del Mediterraneo
A novel integrated and sustainable approach to monitor and control Bluetongue in the Mediterranean Region
Farming systems
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Contesto – Il cambiamento climatico nel mondo, e il suo impatto su vasta scala, si muove con velocità ed è difficile da prevedere con largo anticipo. Proprio in risposta alle variazioni climatiche si sono verificati cambiamenti, a livello mondiale, nella fenologia e nella distribuzione di una vasta gamma di specie di artropodi, responsabili di malattie come Bluetongue (BT), Epizootic Hemorragic disease (EHD) e Lumpy skin disease. La regione mediterranea non è immune e si prevede che l’incidenza delle malattie trasmesse da vettori (VBD) aumenterà, causando gravi perdite all’industria del bestiame con forti conseguenze economiche e sociali. Il virus della Bluetongue (BTV), in particolare, è un Orbivirus che causa la febbre catarrale degli ovini o per l’appunto la Bluetongue (BT), una delle più temute malattie dei ruminanti trasmesse da insetti vettori. Il virus esiste in più sierotipi tra loro non correlati; inoltre, i BTV, come i virus influenzali, hanno un genoma plastico, ovvero capace di acquistare, tramite riassortimento genetico, segmenti genici di altri BTV. Il riassortimento può dare origine a virus nuovi (dotati cioè di una nuova costellazione genomica) anche all’interno di uno stesso determinato sierotipo. La BT negli ultimi due decenni è stata responsabile di epidemie negli ovini e nei bovini in tutta Europa e nei paesi del Nord Africa. Quasi tutte hanno un comune denominatore: la provenienza dal Nord Africa attraverso tempeste di sabbia o venti capaci di trasportare vettori infetti per centinaia di chilometri. Obiettivi e contenuti – Considerati gli ingenti danni economici che la BT causa nei Paesi infetti, si ritiene che l’unica valida strategia per controllare e prevenire la diffusione della BT sia sviluppare un sistema coordinato e integrato di monitoraggio tempestivo basato sulla sorveglianza entomologica e sierologica e sui dati relativi alle condizioni climatiche e ambientali. Le attività del Progetto Blue-Med sono finalizzate a delineare e istituire un modello operativo completo e flessibile in grado, da un lato, di individuare tempestivamente e con precisione nuove incursioni virali caratterizzandone dal punto di vista molecolare ed antigenico, anche grazie ad una mappa cartografica antigenica, il ceppo virale coinvolto, dall’altro, di prevenire e/o controllare, anche con sistemi di intelligenza artificiale, la loro diffusione nella stessa regione. Questo Progetto realizzato sul BTV può rappresentare un modello non solo per gli altri Orbivirus ad esso correlati (AHSV ed EHDV), ma anche per altre malattie trasmesse da insetti, comprese quelle strettamente umane. Le informazioni ottenute, rese disponibili anche con un’applicazione Web di DMD (Disease Monitoring Dashboard), saranno fondamentali per progettare azioni preventive comuni che, limitando l’incursione e la diffusione del virus, ne mitighino l’impatto in Africa settentrionale e in Europa, accrescendo i benefici per la salute e il benessere degli animali da allevamento e l’efficienza e la redditività della produzione di bestiame, cruciali per il sostegno alle aziende e allo sviluppo economico dell’intero comparto agro-agricolo. Impatti e risultati attesi – Il Progetto intende agire sul controllo degli effetti del cambiamento climatico e dei rischi associati per la salute delle piante e degli animali (comprese le malattie esistenti ed emergenti e l’adattamento dei sistemi di allevamento); fornire soluzioni integrate di controllo/gestione di infestazioni e malattie aggiornando il quadro epidemiologico molecolare di BTV e di potenziali nuovi virus (compresi EHDV e ceppi BTV atipici) da ruminanti e camelidi campionati in Tunisia, Egitto, Italia e Francia; introdurre strumenti diagnostici innovativi, comprese le piattaforme portatili di sequenziamento di nuova generazione (NGS) da utilizzare sul campo; produrre un prototipo inattivato di vaccino BTV-3, sviluppare biosistemi che evitino il rapido aumento di resistenza di parassiti/agenti patogeni; costituire reti di ricerca e di sorveglianza delle malattie in stretto collegamento con quelle ufficiali quali la rete euro-mediterranea per la salute degli animali (REMESA); portare avanti attività di disseminazione per rendere tutti consapevoli dei progressi della ricerca e delle sue implicazioni e per aiutare le autorità a monitorare e controllare i focolai di malattie, adottando le misure appropriate per ridurre/prevenire la diffusione e la persistenza del virus nelle aree endemiche. Budget 747.283 € Durata 36 mesi | a partire dal 1/3/2019 Paese ed Ente Coordinatore Italia 🇮🇹 Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise (IZSAM) Paesi partecipanti 4 Unità di Ricerca 4 Unità di Ricerca Italiana Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise – “Virologia e colture cellulari” – responsabile scientifico: Giovanni Savini.
GE-MED
Prevenzione e controllo di geminivirus nuovi e invasivi che infettano le ortive nell’area del Mediterraneo
Prevention and control of new and invasive geminiviruses infecting vegetables in the Mediterranean
Farming systems
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Contesto – La produzione di pomodoro nei Paesi mediterranei si stima di circa un quarto della produzione mondiale, quella di Cucurbitaceae circa di 19 milioni di tonnellate. Queste colture sono soggette ad importanti scambi commerciali tra il Nord Africa e l’Europa. La loro produttività però è soggetta a limitazioni da parte di diversi fattori, tra cui i virus. Tra questi, i Geminivirus si sono rivelati dannosi e pericolosamente in grado di espandere distribuzione geografica e tipologia di ospite. Obiettivi e contenuti – Prevenire e tenere sotto controllo malattie da Geminivirus nell’area del Mediterraneo, in grado di provocare ingenti danni a coltivazioni importanti come pomodori e cucurbitacee. Il potenziale innovativo di GeMed consiste nell’esplorazione di meccanismi molecolari che sottintendono a un’epidemia, nella ricerca di nuove accessioni con caratteristiche di resistenza e nella validazione di approcci per la protezione vegetale basati su RNA inteference (RNAi)[1] esogeno. Il Progetto perseguirà tre obiettivi specifici: Diversificare le soluzioni per la difesa contro insetti vettori di parassiti e contro i virus attraverso metaboliti di origine vegetale e la vaccinazione di colture basata sull’RNA. Impatti e risultati attesi – Attraverso la compilazione di mappe di presenza di infezioni da Geminivirus e di insetti vettori nelle varie zone dell’area Mediterranea ed alla connessione con i networks esistenti di sorveglianza delle malattie delle piante, si collaborerà a migliorare la conoscenza sulle patologie virali e sui fenomeni epidemici ed a controllare meglio gli effetti impattanti del cambiamento climatico. Attraverso l’adozione multipla di tecniche di “Integrated Pest Management”, all’indagine sulla disponibilità di germoplasma resistente ed allo sviluppo di soluzioni innovative di prevenzione basate su vaccinazione con RNAi si provvederà ad ottenere soluzioni di lotta alle malattie virali con metodologie attente alla salute dell’ambiente e dell’uomo ed innovative allo stesso tempo. Budget 976.545 € Durata 36 mesi Paese ed Ente Coordinatore Francia 🇫🇷 Centre de Coopération Internationale en Recherche Agronomique pour le Développement (CIRAD). Paesi partecipanti 5 Unità di Ricerca 7 Unità di Ricerca Italiana Consiglio Nazionale delle Ricerche (Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante) – responsabile scientifico: Anna Maria Vaira;
ESASEM s.p.a. – responsabile scientifico: Massimiliano Ballardini.
FREE-CLIMB
Adattamento della frutticoltura al cambiamento climatico nel bacino del Mediterraneo
Fruit crops adaptation to climate change in the Mediterranean basin
Farming systems
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Contesto –Il Progetto FREECLIMB è costruito sulla base dell’obiettivo 1.2.1 dei bandi PRIMA (Sezione 2) inerente lo sviluppo di sistemi agricoli sostenibili nei paesi del Mediterraneo, per preservare le risorse naturali (acqua e uso del suolo) e aumentare l’efficienza produttiva. Tale obiettivo sarà perseguito tramite l’avanzamento delle conoscenze sui meccanismi di adattamento alle condizioni ambientali delle piante e sulla resilienza a stress biotici ed abiotici. Il Progetto riguarda le principali specie di alberi da frutto, ponendosi l’obiettivo di migliorare la disponibilità di materiali provenienti dal miglioramento varietale e/o germoplasma locale adattato a condizioni di bassi input esterni e ai futuri scenari climatici previsti per l’area del Mediterraneo, attraverso la caratterizzazione e lo sfruttamento della biodiversità locale. Il Progetto si concentrerà su ideotipi varietali chiave elaborati in collaborazione con i principali attori della filiera con lo scopo principale di fornire materiali vegetali, strumenti e metodi per accelerare il loro sfruttamento tramite la selezione di varietà resilienti in specie frutticole tradizionali dell’agricoltura mediterranea (pesco, albicocco e mandorlo, agrumi, vite da tavola e olivo). Obiettivi e contenuti – L’utilizzo, la riproduzione e la selezione di varietà resilienti di colture frutticole tipiche dell’agricoltura mediterranea (agrumi, albicocco, mandorlo, olivo, pesco e vite), che siano in grado di adattarsi a risorse esterne limitate e ai cambiamenti climatici che interessano l’area del Mediterraneo. Il Progetto persegue sette obiettivi specifici: Impatti e risultati attesi – Attraverso la compilazione di mappe di presenza di infezioni da Geminivirus e di insetti vettori nelle varie zone dell’area Mediterranea ed alla connessione con i networks esistenti di sorveglianza delle malattie delle piante, si collaborerà a migliorare la conoscenza sulle patologie virali e sui fenomeni epidemici ed a controllare meglio gli effetti impattanti del cambiamento climatico. Attraverso l’adozione multipla di tecniche di “Integrated Pest Management”, all’indagine sulla disponibilità di germoplasma resistente ed allo sviluppo di soluzioni innovative di prevenzione basate su vaccinazione con RNAi si provvederà ad ottenere soluzioni di lotta alle malattie virali con metodologie attente alla salute dell’ambiente e dell’uomo ed innovative allo stesso tempo. Budget 1.828.417,6 € Durata 36 mesi | a partire dal 1/4/2019 Paese ed Ente Coordinatore Italia 🇮🇹 Università degli Studi di Milano Paesi partecipanti 7 Unità di Ricerca 15 Unità di Ricerca Italiana Consiglio Nazionale delle Ricerche (Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante) – responsabile scientifico: Anna Maria Vaira;
ESASEM s.p.a. – responsabile scientifico: Massimiliano Ballardini.
GENDIBAR
Uso della diversità genetica locale per comprendere e sfruttare l’adattamento dell’orzo agli ambienti duri e per il miglioramento genetico
Utilization of local genetic diversity to understand and exploit barley adaptation to harsh environments and for pre-breeding
Farming systems
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Contesto – Numerose sfide alla sicurezza alimentare globale (riduzione e deterioramento delle terre coltivabili e delle risorse idriche, aumento degli stress ambientali, tra cui temperature estreme e siccità) interessano in maniera sempre più “cronica” i Paesi del bacino del Mediterraneo, nelle cui economie il settore agricolo ha tradizionalmente rivestito un ruolo chiave. Per una produzione sostenibile e rispondente alle sfide in atto e future, colture alimentari di importanza strategica come il frumento duro, specie “target” del Progetto IMPRESA, richiedono approcci di miglioramento non convenzionali e il rafforzamento della cooperazione tra diversi Paesi. Obiettivi e contenuti – Poiché la diversità naturale delle colture, incluso il frumento duro, è stata fortemente ridotta dalla prolungata selezione per i tipi più produttivi in condizioni ottimali di coltivazione, l’obiettivo generale di IMPRESA è l’ampliamento della base genetica del frumento duro, così da disporre di nuovi geni e caratteri in grado di conferire alla specie migliori capacità di adattamento a diversi stress abiotici (siccità, alte temperature, salinità), con ricadute positive sulla quantità, qualità e stabilità delle rese finali. In questo ambito, un obiettivo strategico è il focus posto sui wild wheat relatives (WWRs), graminacee selvatiche affini ai frumenti coltivati, che, non sottoposti a selezione umana, ma in molti casi naturalmente adattati ad ambienti estremi (spesso in condizioni limitanti di acqua e nutrienti), rappresentano una valida fonte di geni per tolleranza agli stress – biotici e abiotici – da trasferirsi nelle forme coltivate. IMPRESA intende far uso di questo grande potenziale naturale, finora poco sfruttato, impiegando o sviluppando ex-novo materiali vegetali nei quali quantità variabili del corredo genetico di diversi WWRs sono trasferite in quello del frumento duro tramite strategie citogenetiche (non-OGM) di “ingegneria cromosomica”, recentemente anche definite di “introgressiomica”, in quanto assistite da tecnologie di genomica e altre scienze “omiche”. Di tali combinazioni frumento duro-WWRs verrà saggiata la capacità di resilienza a stress abiotici, sia in condizioni controllate che di campo (nei vari ambienti pedo-climatici presenti nei Paesi partecipanti al Progetto), per poi trasferire le nuove caratteristiche di resilienza in varietà o linee di frumento duro meglio rispondenti alle esigenze di coltivazione dei vari ambienti. Nel corso del Progetto verranno applicate metodologie avanzate di selezione e caratterizzazione dei materiali vegetali, anche allo scopo di identificare i fattori chiave (geni, proteine, metaboliti) alla base della risposta alle condizioni di stress. Impatti e risultati attesi – IMPRESA potrà dare un apporto significativo alla comprensione delle modalità – fisiologiche, metaboliche e genetiche – con cui genotipi di frumento duro e di specie selvatiche ad esso affini interagiscono con l’ambiente mediterraneo, dove siccità, elevate temperature e salinità rappresentano serie minacce per la resa e la stabilità delle coltivazioni. In una logica di trasferimento dei risultati “dal laboratorio al campo”, le conoscenze acquisite indirizzeranno interventi mirati ed efficaci di miglioramento genetico non convenzionale, che valorizzeranno e potenzieranno il germoplasma locale e potranno avere nel medio termine effetti positivi anche in termini di ricadute economiche. IMPRESA diffonderà e rafforzerà tra i Partners del Progetto, e attraverso loro tra gli stakeholders dei vari Paesi, la consapevolezza dei vantaggi delle scelte metodologiche del Progetto e, nello sviluppo del nuovo materiale genetico, terrà conto delle esigenze degli utenti finali, agricoltori e aziende sementiere e di trasformazione, a livello regionale/nazionale e transnazionale. Verranno altresì incoraggiati approcci “partecipativi”, implementando nelle attività del Progetto le esperienze locali nella conservazione, utilizzazione e gestione delle risorse genetiche vegetali, ad esempio saggiando i materiali genetici anche in sistemi di “agricoltura conservativa”, diffusi in Algeria e in Turchia e di crescente interesse tra gli operatori cerealicoli dell’Italia meridionale. IMPRESA curerà, inoltre, la formazione: i giovani ricercatori assunti nel Progetto potranno acquisire una poliedrica esperienza, anche a livello transnazionale, per diventare attori ad alto potenziale nel miglioramento genetico, sostenibile e tecnologicamente avanzato, di colture complesse e di primaria importanza come il frumento. Budget 767.600 € Durata 36 mesi | a partire dal 1/6/2019 Paese ed Ente Coordinatore Italia 🇮🇹 Università degli Studi della Tuscia. Paesi partecipanti 4 Unità di Ricerca 6 Unità di Ricerca Italiana
IMPRESA
Miglioramento della resilienza agli stress abiotici nel frumento duro
IMProving RESilience to Abiotic stresses in durum wheat: enhancing knowledge by genetic, physiological and “omics” approaches and increasing Mediterranean germplasm biodiversity by crop wild relatives-based introgressiomics
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Contesto – Nei prossimi anni i cambiamenti climatici nel bacino del Mediterraneo provocheranno l’innalzamento delle temperature, un aumento della frequenza delle ondate di calore anomale e la riduzione delle precipitazioni. Questi mutamenti avranno un impatto profondo sulla produttività degli agroecosistemi, ed in particolare minacciano la resa e la redditività dell’orzo, che con un’area di circa 10 milioni di ettari coltivati, è una delle colture cerealicole economicamente e socialmente più importanti nei Paesi del Mediterraneo. Obiettivi e contenuti – GENDIBAR ambisce ad acquisire nuove conoscenze nel campo della genomica e dell’agronomia per contribuire ad adattare la coltivazione dell’orzo agli spostamenti delle zone agro-ecologiche causati dai cambiamenti climatici nel bacino del Mediterraneo e per sostenere la produzione di granella, valorizzando la biodiversità esistente negli ecotipi locali attraverso il pre-breeding[1]. GENDIBAR ambisce a raggiungere cinque obiettivi specifici: Per raggiungere gli obiettivi prefissati, GENDIBAR adotterà soluzioni basate sulla caratterizzazione molecolare ed il sequenziamento di ecotipi locali di orzo, studi di espressione genica durante specifiche fasi dello sviluppo e la creazione di nuovi algoritmi di simulazione per la creazione di ideotipi ad alta produttività. [1] Il pre-breeding si riferisce a tutta la serie di attività finalizzate ad identificare caratteri desiderabili provenienti da materiali inadatti che non possono essere direttamente utilizzati per lo sviluppo varietale, e a trasferire tali caratteri a un insieme intermedio di materiali che possono invece essere utilizzati per creare nuove varietà. Impatti e risultati attesi – Le conoscenze sviluppate in GENDIBAR contribuiranno a sviluppare soluzioni sostenibili nel lungo periodo basate sulla genetica e sulla agronomia per contrastare i cambiamenti climatici. La caratterizzazione molecolare di una nuova collezione di ecotipi di orzo specifica dell’area Mediterranea prevista in GENDIBAR oltre a permettere di acquisire nuove conoscenze sui meccanismi fisiologici e molecolari alla base dell’adattamento dell’orzo agli stress abiotici ed abiotici permetterà di realizzare in modo più efficiente tutte le attività di pre-breeding per valorizzare ed sfruttare la diversità genetica degli ecotipi locali. Per massimizzare l’impatto dei risultati ottenuti, GENDIBAR renderà pubblici e disseminerà i dati ottenuti al fine di facilitare lo sfruttamento dei risultati da parte delle aziende sementiere, le quali potranno sviluppare nuove varietà di orzo più tolleranti alle ondate di calore, agli stress idrici ed alle alte temperature. Allo stesso modo le nuove ipotesi riguardanti benefici e rischi di nuove pratiche agronomiche per la coltivazione dell’orzo nelle diverse condizioni agro-climatiche del Mediterraneo saranno ampiamente disseminate e comunicate per essere ulteriormente validate. Budget 1.383.966 € Durata 36 mesi Paese ed Ente Coordinatore Italia 🇮🇹 Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – Centro di Genomica e Bioinformatica. Paesi partecipanti 7 Unità di Ricerca 9 Unità di Ricerca Italiana
LAGMED
Miglioramento delle attività preventive rispetto ai lagovirus emergenti nel bacino del Mediterraneo: sviluppo e ottimizzazione delle metodologie per il rilevamento e il controllo degli agenti patogeni
Improvement of preventive Actions to emerging LAGoviruses in the MEDiterranean basin: development and optimisation of methodologies for pathogen detection and control
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Contesto – Il coniglio europeo (Oryctolagus cunicoli) è specie animale presente sul territorio in più sottopopolazioni: il coniglio selvatico, soprattutto nelle isole e nei territori non interessati da agricoltura intensiva, il coniglio cresciuto in piccoli-medi allevamenti familiari e industriali per produzione di carne e pelliccia, coniglio sempre più visto come animale d’affezione, alla stregua di cani e gatti. Il coniglio europeo è originario della penisola iberica (Spagna significa ”terra dei conigli”) da cui si è diffuso per via naturale nelle regioni limitrofe e per via commerciale, via via, in più continenti. Vista la sua origine nella penisola iberica, il coniglio selvatico è presente nei Paesi a clima caldo-temperato di tutto il bacino del mediterraneo. Data la relativa facilità di allevamento anche in piccole colonie, il coniglio rappresenta una potenziale risorsa alimentare per i Paesi in via di sviluppo. Fra le diverse malattie contagiose che affliggono il coniglio, le più gravi hanno origine virale. La mixomatosi è causata da un virus della famiglia delle Poxviridae, di notevole complessità e alla cui infezione segue l’immunodepressione dell’animale che in genere muore per infezioni secondarie batteriche. Il virus è trasmesso all’interno della popolazione cunicola da insetti, zanzare in particolare, e per contatto causando la malattia caratterizzata da mortalità superiore all’80%. Ai primi degli anni 80 una nuova malattia del coniglio si è rapidamente diffusa dalla Cina all’Europa, causando epidemie con percentuali di mortalità superiori al 90% e conseguenti enormi danni per l’industria zootecnica. La malattia Emorragica virale del coniglio (Rabbit haemorrhagic disase – RHD) è causata da un virus della famiglia Caliciviridae alla cui infezione segue un’epatite acuta e letale con morte dell’animale in 2-3 giorni. L’impatto del RHD su conigli selvatici e allevati è stato devastante, causando in Spagna un grave disequilibrio ecologico (il coniglio è preda di più specie animali che ne sono dipendenti) ed ingenti perdite economiche nella rispettiva filiera zootecnica. Inoltre, a distanza di circa 20 anni dalla prima, si è verificata una seconda emergenza in Europa di virus correlato all’RHDV ma con caratteristiche distintive: è un diverso sierotipo, infetta e causa malattia anche in alcune specie di lepri come pure in conigli con 2-3 settimane di vita. Tale virus, denominato RHDV2, ha causato nuove devastai ondate epidemiche, tuttora in corso. Unica arma efficace per contrastare l’RHD è l’utilizzo corretto del vaccino, ovviamente applicabile ai soli conigli d’allevamento e d’affezione. Da notare che una malattia simile (European Brown hare syndrome – EBHS) è presenta anche nelle lepri europee anche in questo caso causata da un Calicivirus geneticamente correlato all’RHDV. Obiettivi e contenuti – Una parte del Progetto mira, attraverso un rilevante impegno per la parte di formazione, a equiparare i livelli nazionali di conoscenza sulla malattia, sul genere lagovirus che include gli agenti causali, sui sistemi di prevenzione e di diagnosi. Questa parte è particolarmente dedicata ai Paesi della sponda sud del Mediterraneo, prevedendo un diretto coinvolgimento delle principali realtà produttive. C’è poi un aspetto di natura scientifica che è finalizzato a meglio caratterizzare la situazione virologica sul territorio dei diversi Paesi coinvolti, in particolare per quanto riguarda oggi l’RHDV2. Questo virus è da considerarsi come emergente e ci sono più prove che indicano una sua diversificazione in più sottotipi virali, connesso al processo evolutivo seguito in diverse aree geografiche. Per questo sarà fondamentale collezionare gli agenti causali della RHD nei diversi Paesi coinvolti e procedere allo studio del loro genoma e del loro profilo antigenico anche in relazione ai ceppi vaccinali ad oggi in uso a livello commerciale. In parallelo si svolgeranno studi epidemiologici basati su analisi sierologiche delle diverse popolazioni cunicole, sia selvatiche, la ove possibile, che di allevamenti selezionati. Queste analisi forniranno informazioni anche sulla diffusione dei lagovirus non patogeni nei diversi Paesi. Infatti, è oggi noto che in taluni Paesi europei (Italia e Francia) si sono individuati per via sierologica e poi identificati mediante RT-PCR e sequenziamento del genoma, almeno tre distinti Rabbit Calicivirus (RCV) geneticamente correlati all’RHDVs e parte del genere Lagovirus. Infine, il Progetto prevede una validazione e un raffronto dei metodi diagnostici in uso, in particolare in Spagna e Italia, al fine di migliorare ed uniformare le capacità diagnostiche di tutti i Paesi coinvolti. Impatti e risultati attesi – Elevare il grado di conoscenza sulla malattia RHD a tutti i Paesi che si affacciano sul mediterraneo e ove sono presenti rilevanti popolazioni cunicole. Sensibilizzare e istruire le realtà territoriali all’utilizzo dei migliori strumenti di diagnosi e prevenzione della malattia, migliorare e uniformare i protocolli per una corretta ed efficacie gestione dei focolai in allevamento. Aggiornare i laboratori diagnostici dei Paesi coinvolti per quanto riguarda i diversi metodi di ricerca e tipizzazione dei RHDVs, come pure dei metodi sierologici. Approfondimenti delle conoscenze scientifiche sul genere Lagovirus per più aspetti: epidemiologico con dettagliata definizione dello spettro d’ospite del RHDV2 nei leporidi, e mappatura delle diverse specie di lagomorfi presenti sui territori. Virologico: evoluzione dei virus sul territorio e classificazione dei sottotipi sulla base dei profili antigenici. Interazione fra virus e ospite: risposta immunitaria sia innata che adattativa, potenziale selezione di animali ad aumentata resistenza. Budget 902.399,95 € Durata 36 mesi Paese ed Ente Coordinatore Portogallo 🇵🇹 CIBIO/InBIO Rede de Investigação em Biodiversidade e Biologia Evolutiva. Paesi partecipanti 6 Unità di Ricerca 9 Unità di Ricerca Italiana Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna “Bruno Ubertini” (IZSLER) – responsabile scientifico: Lorenzo Capucci.
MED-BERRY
Sviluppare nuove strategie per la difesa della coltura di fragola nei Paesi del Mediterraneo
Developing new strategies to protect strawberry crop in Mediterranean countries
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LA SCHEDA LA STORIA
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Contesto – La fragola è una coltura fondamentale per il Mediterraneo: sono coltivati 35 mila ettari (26% della produzione mondiale), con una realtà industriale e una comunità scientifica attive e influenti su economia e società. La fragola è molto suscettibile a marciumi fungini, oggi controllati con agrofarmaci. Si stima che l’aumento delle temperature renderà più complessa la gestione di queste malattie e più urgente lo sviluppo di strategie alternative. Obiettivi e contenuti – Med-Berry mira allo sviluppo di misure di controllo delle malattie nuove e alternative all’impiego di agrofarmaci. Per questo considera le tre malattie più gravi della fragola: il marciume grigio, l’antracnosi e il mal bianco, causati rispettivamente da Botrytis cinerea, Colletotrichum sp. e Podosphaera aphanis, con 5 obiettivi principali: Impatti e risultati attesi – Impatti: Risultati: Valorizzazione del germoplasma Mediterraneo: Realizzazione di piante di fragola intrageniche: Sviluppo di sistemi di protezione RNAi: Studio socio-economici: Budget 1.238.561 € Durata 36 mesi | a partire dal 1/5/2019. Paese ed Ente Coordinatore Italia 🇮🇹 Università di Bologna (Dip. di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari) Paesi partecipanti 5 Unità di Ricerca 9 Unità di Ricerca Italiana
SIMTAP
SIMTAP (Sistema Integrato Multi-Trofico AcquaPonico) per migliorare la produzione sostenibile di alimenti e l’uso e il riciclo di acqua salina
Self-sufficient Integrated Multi-Trophic AquaPonic systems for improving food production sustainability and brackish water use and recycling
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Contesto – I prodotti acquatici svolgono un ruolo importante nell’alimentazione umana e la loro offerta deriva sempre più dall’acquacoltura, che è molto diffusa in Spagna, Francia, Italia, Malta e Turchia. L’acquacoltura produce un notevole impatto ambientale dipendendo fortemente dalla pesca; è infatti il principale consumatore di farina e oli di pesce. Pertanto, l’acquacoltura ha bisogno di mangimi alternativi, ad esempio insetti, zooplancton, vermi policheti o altri filtratori e/o detritivori (fonti di proteine e acidi grassi polinsaturi). Obiettivi e contenuti – Sviluppare un approccio eco-sistemico per l’allevamento di pesce marino e la coltivazione in contesti climatici e ambientali diversi, in una prospettiva di economia circolare. Il Progetto intende sviluppare e testare un sistema autosufficiente multitrofico integrato acquaponico (Self-sufficient Integrated Multi-Trophic Acqua Ponic – SIMTAP), a ciclo chiuso in acqua salmastra per la produzione di pesce e piante commestibili/nutraceutiche. Il pesce sarà alimentato con mangime prodotto da alghe, vermi e molluschi (o altri organismi detritivori/filtratori), in sostituzione parziale o totale di oli e farine di pesce. Il concetto che sta alla base del sistema SIMTAP è la separazione di ciascun compartimento trofico e l’utilizzazione dei reflui e degli effluenti, provenienti da uno o più compartimenti, come fonte nutrizionale e di elementi base del ciclo vitale. Nei sistemi SIMTAP, è necessaria una conoscenza integrata sul ruolo di ogni comparto produttivo riguardante l’efficienza dei nutrienti per progettare le dimensioni dei diversi comparti produttivi. Nel SIMTAP, gli input sono i fertilizzanti, la luce, l’acqua e l’energia per il funzionamento degli impianti. I sistemi SIMTAP saranno sviluppati e sperimentati in diversi contesti mediterranei (Italia, Turchia, Malta e Francia), considerando sia diversi livelli tecnologici che l’integrazione con le serre idroponiche e sistemi di acquacoltura esistenti. Ciò consentirà di creare occupazione e contribuire a uno sviluppo territoriale equilibrato e consentendo un forte contributo alla riduzione dell’impatto ambientale della coltura idroponica e della produzione di mangimi per pesci. Inoltre, il Progetto SIMTAP ha l’obiettivo di provare sperimentalmente l’efficacia e le prestazioni dei sistemi Multitrofici Integrati sia nella produzione alimentare, in termini di qualità dei prodotti, che nel consumo delle risorse quali l’energia, l’acqua e le sostanze nutrienti. Impatti e risultati attesi – Budget 953.444,87 € Durata 36 mesi | a partire dal 1/6/2019. Paese ed Ente Coordinatore Italia 🇮🇹 Università di Pisa Paesi partecipanti 5 Unità di Ricerca 8 Unità di Ricerca Italiana
VEG-ADAPT
Adattare le colture ortive mediterranee agli stress multipli indotti dal cambiamento climatico
Adapting Mediterranean vegetable crops to climate change-induced multiple stress
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Contesto – Il cambiamento climatico sta causando gravi limitazioni alle colture orticole nel Mediterraneo, a causa della crescente frequenza di condizioni di stress, spesso concomitanti, come siccità, calore e salinità. VEG-ADAPT riunisce agricoltori, industria e ricerca in otto paesi del Mediterraneo, con l’obiettivo comune di aumentare la tolleranza di tre importanti colture orticole (pomodoro, peperone e melone) allo stress indotto dai cambiamenti climatici in quest’area. Obiettivi e contenuti – Aumentare la tolleranza di tre importanti colture ortive mediterranee (pomodoro, peperone e melone) allo stress indotto dal cambiamento climatico in corso nella regione del Mediterraneo. A tal fine, il progetto seguirà tre linee di ricerca: Impatti e risultati attesi – Il processo di selezione fornirà linee da usare per studi fisiologici e genetici e da confrontare in campo; i marcatori genetici e metabolici aiuteranno a selezionare i genotipi; gli esperimenti in campo valuteranno le prestazioni sotto stress di varietà selezionate, di ammendanti del suolo e di tecniche di irrigazione intelligenti. Sarà valutato l’effetto socio-economico degli strumenti e delle tecniche agronomiche sviluppati nell’ambito del VEG-ADAPT. I risultati saranno diffusi e dimostrati agli agricoltori e all’industria. Sarà possibile trasferire i risultati del VEG-ADAPT ad altre colture vegetali. VEG-ADAPT avrà un impatto sugli agricoltori mediterranei fornendo soluzioni pronte per i limiti di coltivazione indotti dai cambiamenti climatici; per l’industria, offrendo varietà e tratti genetici da utilizzare nel miglioramento genetico; per i ricercatori, scoprendo nuovi processi metabolici e molecolari; e la società, migliorando la sostenibilità delle colture orticole. Budget 2.018.616 € Durata 36 mesi | a partire dal 1/10/2019 Paese ed Ente Coordinatore Italia 🇮🇹 Università degli Studi di Torino Paesi partecipanti 8 Unità di Ricerca 13 Unità di Ricerca Italiana Università degli Studi di Torino (Dip. di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari)
Responsabile scientifico: Andrea Schubert.
ARTISANEFOOD
Bio-interventi innovativi ed approcci per la modellizzazione del rischio al fine di garantire la sicurezza microbica e la qualità di alimenti fermentati artigianali prodotti nell’area del Mediterraneo
Innovative Bio-interventions and Risk Modelling Approaches for Ensuring Microbial Safety and Quality of Mediterranean Artisanal Fermented Foods
Food
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Contesto – Le produzioni di alimenti fermentati artigianali a base di carne e latte nell’area del Mediterraneo non sempre sono caratterizzate da processi ottimizzati (es. fermentazioni troppo brevi). Inoltre, gli alimenti fermentati artigianali sono spesso consumati senza processi di cottura e manipolati con scarsa attenzione alle pratiche igieniche. Questi fattori contribuiscono all’instabilità microbiologica di tali prodotti che sono spesso causa di tossinfezioni alimentari e dei relativi costi per la società (costi per disabilità ed assenza dal lavoro) e per le imprese (costi per richiamare e distruggere lotti di prodotti a rischio). Obiettivi e contenuti – Per migliorare la sicurezza e la qualità di alimenti fermentati di origine animale (carne e latte) prodotti in Portogallo, Spagna, Italia, Francia, Grecia, Marocco, Tunisia e Algeria il progetto si articola su cinque obiettivi principali: Mappare la contaminazione da batteri patogeni, gli errori di produzione e i fattori di rischio Sviluppare strategie antimicrobiche in vitro e in situ (alimenti artigianali) Raccogliere dati dinamici sulle proprietà fisico-chimiche e batteri patogeni in prodotti artigianali durante la produzione e conservazione Sviluppare modelli predittivi dinamici e modelli di analisi del rischio microbiologico per le produzioni artigianali Implementare e brevettare un prototipo (ArtiSaneFood) di tool decisionale Impatti e risultati attesi – L’impatto atteso è migliorare la sicurezza e la qualità di alimenti fermentati di origine animale prodotti nell’area del Mediterraneo e fornire alle aziende un prototipo di decision tool per la gestione della sicurezza dei prodotti basato su diagrammi di flusso reali, su dati raccolti nelle produzioni di campo e pilota, su modelli predittivi e modelli di analisi del rischio costruiti implementati sui prodotti selezionati. I risultati attesi sono: Budget 1.451.806 € Durata 36 mesi | a partire dal 1/6/2019. Paese ed Ente Coordinatore Portogallo 🇵🇹 Istituto Politecnico di Bragança (IPB) Paesi partecipanti 9 Unità di Ricerca 10 Unità di Ricerca Italiana
Si effettuerà uno studio dei diagrammi di flusso dei prodotti artigianali selezionati, una raccolta dei loro dati microbiologici e fisico-chimici, il sequenziamento dei batteri patogeni isolati e l’identificazione delle variabili critiche di processo. La raccolta di dati riguarderà i prodotti artigianali finiti, le loro materie prime e gli ambienti di produzione.
Saranno selezionate colture starter commerciali e batteri lattici indigeni come pure di estratti vegetali con attività antimicrobica e con buone proprietà tecnologiche.
Si effettueranno prove su produzioni artigianali pilota equivalenti a quelli di campo nelle quali la sopravvivenza e lo sviluppo dei batteri patogeni verranno studiati utilizzando condizioni categorizzate sia in termini di processo che di strategie antimicrobiche.
Verranno sviluppati modelli matematici, primari e secondari, per predire lo sviluppo di batteri patogeni in funzione delle proprietà intrinseche del prodotto e delle variabili di processo. I modelli elaborati verranno utilizzati per analizzare i dati dinamici raccolti studiate e predire i parametri necessari per il rispetto delle norme e standard di sicurezza internazionali.
Tutti i dati raccolti durante il progetto ed i modelli predittivi e di rischio saranno implementati software user friendly che supporterà le aziende nella gestione della sicurezza microbiologica fornendogli anche piani di campionamento ottimizzati per la verifica del rispetto delle norme di sicurezza previste dalle legislazioni nazionali ed internazionali.
Università di Bologna (Dip. di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari)
Responsabile scientifico: Gerardo Manfreda
BOOMERANG
Biofortificazione di semi tipici dell’ambiente Mediterraneo
Healthier bio-fortified Mediterranean grains
Food
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Contesto – Alcuni suoli dell’area mediterranea sono carenti in minerali, quali selenio, ferro e zinco; tali carenze si ripercuotono sulla qualità delle produzioni agrarie e sulla salute delle persone. Si stima che circa 1,6*109 persone soffrono di carenze di ferro, a cui si affianca spesso una carenza di zinco (circa 1/3), considerato il quinto fattore di rischio principale per le malattie. La biofortificazione dei cereali più consumati nel bacino del mediterraneo permetterebbe quindi di limitare i problemi di carenze nutrizionali. Obiettivi e contenuti – L’obiettivo finale del Progetto è aumentare il contenuto di ferro (Fe), zinco (Zn) e selenio (Se) (50-75%) sui cereali bioforticati, per coprire almeno il 20% del Recommended Daily Intake (RDI) della popolazione di una regione con una pressione demografica continua e crescente e affrontare la prevalenza di obesità e malattie croniche legate all’alimentazione. Per raggiungere tale obiettivo, saranno sviluppati otto work packages (WPs). La biofortificazione dei cereali (WPs 1, 2 e 3) e la valutazione sia della loro composizione che dell’effetto esercitato sul miglioramento della salute (WPs 4, 5) forniranno le informazioni necessarie a sviluppare nuovi prodotti legati alla tradizione locale, ma biofortificati in micronutrienti (WP6). I WPs 7 “Management” e 8 “Disseminazione” garantiranno il corretto sviluppo del Progetto e assicureranno l’ampia diffusione dei risultati ottenuti agli operatori del settore. La biofortificazione dei cereali sarà ottenuta grazie ad una combinazione di tecniche tradizionali e innovative. Da una parte, c’è il concetto già noto “dal suolo al seme” che sarà incentrato sulla selezione delle varietà locali più promettenti del panorama vegetale locale per testare l’effetto delle tecniche agronomiche sull’arricchimento in Se, Fe e Zn dei cereali ottenuti attraverso tecniche di concimazione fogliare. Oltre a ciò, sarà utilizzato il processo di maltazione per incrementare il contenuto dei minerali di interesse, sfruttando i cambiamenti biochimici che avvengono durante la fase di germinazione recentemente usata come efficiente metodo per migliorare il contenuto di componenti funzionali nei cereali tramite l’accumulo di alcuni metaboliti secondari, come ad esempio vitamine, composti fenolici, e acido γ-ammino-butirrico (GABA). Inoltre, recenti studi hanno dimostrato che i cereali durante la germinazione sono in grado di assorbire minerali da sali disciolti nell’acqua di macerazione. Altri studi dimostrano anche come l’applicazione di alte pressioni idrostatiche (HPP) induca in modo significativo l’accumulo di micronutrienti e possa favorire l’assorbimento e la biodisponibilità dei minerali. Impatti e risultati attesi – Il Progetto BOOMERANG è focalizzato sulla valorizzazione dei prodotti alimentari dalla dieta mediterranea tradizionale. In questo senso, i risultati del Progetto produrranno un impatto importante sui seguenti aspetti: Nel suo complesso il Progetto BOOMERANG contribuirà a fornire posti di lavoro e a sostenere le economie rurali e urbane locali nel settore dell’agroalimentare, strategico per lo sviluppo in tutto il bacino del Mediterraneo. Budget 1.889.824,50 € (Full cost) 1.285.429,50 € (Request funding) Durata 36 mesi | a partire dal 1/6/2019. Paese ed Ente Coordinatore Spagna 🇪🇸 Universitat Autònoma de Barcelona – UAB Barcelona. Paesi partecipanti 7 Unità di Ricerca 11 Unità di Ricerca Italiana
MED4YOUTH
Dieta mediterranea arricchita per contrastare l’obesità giovanile
Mediterranean Enriched Diet for tackling Youth Obesity
Food
LA SCHEDA
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Contesto – Negli ultimi decenni, l’obesità giovanile è più che quadruplicata, con una prevalenza elevata anche nei paesi del bacino del Mediterraneo come Italia (34-36%), Portogallo (27-29%) e Spagna (24-26%), trasformandosi in una delle maggiori sfide che siamo chiamati ad affrontare a livello di sanità pubblica. È quindi di fondamentale importanza identificare ed intervenire su fattori comportamentali, tra cui le abitudini alimentari, in grado di contrastare l’epidemia di obesità giovanile. Obiettivi e contenuti – Il principale obiettivo del progetto MED4Youth è di rafforzare il legame tra la dieta mediterranea e i benefici alla salute in termini di obesità giovanile e fattori di rischio legati alle malattie cardiovascolari associate, identificando gli effetti positivi esercitati da una Dieta Mediterranea a basso contenuto calorico che includa prodotti salutari (hummus, frutta secca e melograno) e pane a lievitazione naturale, tipici del bacino del Mediterraneo. Un altro obiettivo è valutare se gli effetti benefici della Dieta Mediterranea sono associati al microbiota intestinale e ai metaboliti intestinali al fine ultimo di chiarire l’interazione tra Dieta Mediterranea, microbioma intestinale, metaboloma e obesità giovanile. In particolare, il Progetto si baserà su: Impatti e risultati attesi – Il progetto genererà un avanzamento nello stato dell’arte nei seguenti ambiti: Il progetto si propone quindi il raggiungimento dei seguenti risultati: Budget 1.034.604,00 € Durata 36 mesi | a partire dal 1/5/2019. Paese ed Ente Coordinatore Spagna 🇪🇸 Centro Tecnologico Eurecat Paesi partecipanti 5 Unità di Ricerca 6 Unità di Ricerca Italiana Università di Parma (Dipartimento di Scienze Medico Veterinarie, Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco, Dipartimento di Scienze Matematiche, Fisiche e Informatiche, Dipartimento di Medicina e Chirurgia) – responsabile scientifico: Prof. Daniele Del Rio (Dipartimento di Scienze Medico Veterinarie).
MILKQUA
Qualità del latte lungo la filiera lattiero-casearia per un latte sostenibile
Milk quality all along the dairy chain for a sustainable MILK
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Contesto – Il patrimonio zootecnico tunisino è ampio, ma frammentato e con una produttività bassa rispetto alle sue potenzialità. Queste caratteristiche lo rendono particolarmente sensibile all’impatto delle malattie infettive, il cui costo ricade quasi esclusivamente sugli allevatori. In questo contesto, si assiste ad un progressivo aumento della resistenza degli animali agli antibiotici, conseguente alla loro utilizzazione indiscriminata. Il problema è aggravato dal riscaldamento globale, che comporterà un peggioramento delle condizioni igienico sanitare e del benessere animale, con una diminuzione della produzione ed un aumento dei costi. Obiettivi e contenuti – Aumentare la qualità e la sicurezza del latte e dei prodotti lattiero-caseari e diminuire i pericoli per la salute derivanti dal consumo di latte, riducendo l’uso di antimicrobici nelle aziende tunisine nel contesto dell’approccio “One Health” dell’OMS[1]. In particolare, il progetto intende: Il progetto, che si baserà su un approccio di biologia dei sistemi e di metodologie omiche applicate a prove in vitro ed in vivo, vede coinvolti cinque partners tunisini comprendenti organizzazioni di allevatori, istituzioni accademiche e di ricerca e aziende casearie, con grande esperienza nelle scienze fondamentali e applicate. Il progetto, inoltre, contribuirà a mettere in risalto il ruolo dei produttori lattiero-caseari tunisini, così come quello degli attori ambientali e economici delle comunità rurali in qualità di fornitori di cibo sostenibile per i consumatori. [1] One Health mira alla progettazione e all’attuazione di programmi, politiche, legislazione e attività di ricerca nel quale più settori comunicano tra loro e lavorano insieme per raggiungere obiettivi migliori nel campo della salute. I settori in cui l’approccio One Health ha particolare rilievo includono la sicurezza alimentare, il controllo delle malattie che si trasmettono tra uomo e animale e la lotta contro la resistenza antibiotica. Impatti e risultati attesi – MILQUA contribuirà alle specifiche esigenze del programma PRIMA attraverso: La promozione dello sviluppo di nuove norme e standard per la prevenzione e la gestione del rischio. MILQUA implementerà un Milk Quality Program che getterà le basi per lo sviluppo di procedure HACCP per il controllo della filiera produttive del latte. L’applicazione di tecniche innovative per il monitoraggio della sicurezza alimentare lungo la filiera, al fine di sviluppare best practice. MILQUA promuoverà lo sviluppo di programmi di monitoraggio, linee guida e procedure applicando un Milk Quality Program con lo scopo di ridurre la contaminazione batterica ed aumentare l’igiene del latte e dei prodotti da esso derivati. Un aumento della percezione del consumatore della importanza della igiene nella filiera produttiva, mediante una piattaforma che premetta uno scambio permanente fra allevatori, produttori di latte ed i principali attori della filiera produttiva al fine di coordinare campagne di educazione e formazione pe ridurre permanentemente l’uso indiscriminato di antibiotici. Budget 907.725,2 € Durata 36 mesi | a partire dal 1/4/2019. Paese ed Ente Coordinatore Francia 🇫🇷 Istituto Francese per l’Allevamento Zootecnico – IDELE. Paesi partecipanti 5 Unità di Ricerca 10 Unità di Ricerca Italiana Università degli Studi di Milano (Dipartimento di Medicina Veterinaria) – responsabile scientifico: Fabrizio Ceciliani.
Sviluppo di nuove procedure per la classificazione dei e la qualificazione dei siti di produzione, attraverso la applicazione di tecnologie OMICHE alla determinazione di caratteristiche specifiche del latte proveniente da quattro siti produttivi tunisini.
Lo sviluppo e la validazione di procedure per la protezione di colture autoctone mediante la caratterizzazione di principi attivi da loro estratti. MILKQUA caratterizzerà i principi attivi di piante autoctone la cui utilizzazione è stata dimostrata avere una naturale attività antibatterica ed anti-infiammatoria. MILQUA studierà la loro efficacia mediante esperimenti su animali ed in laboratorio, valutando le performances produttive degli animali da latte, e la loro influenza sul contenuto microbico ne latte. Considerando che più del 30% del latte viene inviato alla distruzione in quanto contaminato da batteri o da residui antibiotici, MILQUA si propone di ridurre la percentuale di latte di scarto attraverso la riduzione dell’uso di antibiotici.
SAFFROMFOOD
Valorizzazione dello zafferano e dei suoi sotto-prodotti di lavorazione come risorse innovative sostenibili per lo sviluppo di prodotti ad alto valore aggiunto nutritivo
Valorisation of saffron and its floral by-products as sustainable innovative sources for the development of high added-value food products
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Contesto – Lo zafferano vero è una pianta ad elevato contenuto di composti bioattivi, quali carotenoidi, flavonoidi e terpeni. La spezia viene prodotta dagli steli e stigmi del fiore che, una volta essiccati, producono 1 kg di zafferano ogni 230.000 fiori. In questa fase, circa 350 kg di tepali della pianta vengono eliminati come prodotto di scarto che, tuttavia, contengono fino al 3% di composti bioattivi. Un recupero di questi composti potrebbe creare un nuovo mercato di integratori, di ingredienti alimentari e numerose altre applicazioni. Obiettivi e contenuti – L’obiettivo globale del Progetto SAFFROMFOOD è quello di sviluppare dallo zafferano e dai suoi derivati di lavorazione dei prodotti nuovi e con valore aggiunto, migliorando al contempo la qualità dello zafferano nell’area del Mediterraneo e trasformandolo in una risorsa botanica altamente redditizia. Impatti e risultati attesi – I principali impatti e risultati attesi dal Progetto SAFFROMFOOD sono: Budget1.298.920,92 € Durata 36 mesi | a partire dal 1/5/2019. Paese ed Ente Coordinatore Spagna 🇪🇸 Universidad Miguel Hernández de Elche – UMH. Paesi partecipanti 6 Unità di Ricerca 9 Unità di Ricerca Italiana Università di Parma (Dipartimento di Scienze Medico Veterinarie) – responsabile scientifico: Daniele Del Rio.
Gli obiettivi specifici di SAFFROMFOOD sono:
VEGGIE-MED-CHEESES
Valorizzazione dei formaggi prodotti da caglio di cardo nelle aree marginali del Mediterraneo
Valorisation of thistle-curdled cheeses in mediterranean marginal areas
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Contesto – L’utilizzo del cardo per la produzione dei formaggi tradizionali è molto diffusa nel bacino del Mediterraneo ed ha origini molto antiche. Se ne trovano tracce addirittura nell’Iliade e in opere di autori quali Ippocrate e Varrone. Il caglio vegetale si ottiene mediante l’estrazione con acqua fredda degli enzimi presenti nei fiori del cardo raccolti e lasciati essicare. L’estratto acquoso ha caratteristiche molto positive rispetto al caglio di origine animale: grazie all’elevata attività proteolitica, è possibile ottenere formaggi di spiccate qualità organolettiche ed elevata digeribilità. Obiettivi e contenuti – Il progetto intende valorizzare i formaggi locali prodotti da caglio vegetale ottenuto con cardi spontanei in quattro Paesi del Mediterraneo (Italia, Spagna, Grecia e Tunisia) attraverso una ricerca multidisciplinare integrata. VEGGIE-MED-CHEESES contribuirà allo sviluppo di nuovi prodotti ottenuti mediante protocolli e schemi di produzione sostenibile ma che si basano su ricette locali legate alla tradizione. Tutti i formaggi prodotti saranno analizzati da un punto di vista fisico-chimico, chimico, microbiologico, strutturale, colorimetrico e sensoriale. Saranno, inoltre, analizzate possibili sostanze nutritive, salutari o addirittura nocive derivanti dall’uso dell’estratto acquoso, nonché le opinioni dei consumatori. Impatti e risultati attesi – La produzione di caglio vegetale di Cardo risulta più sostenibile ed economicamente vantaggiosa rispetto a quella animale. Inoltre, il formaggio nomicamente ottenuto può essere consumato anche da chi ha scelto di seguire una dieta vegetariana. Ciò permette l’inserimento dei nuovi prodotti, ma al contempo legati alla tradizione, nel segmento di mercato dei prodotti vegetariani che da tempo risulta in crescita e aiutare così lo sviluppo economico delle aree rurali di produzione tipica del Mediterraneo. Budget 989.750,00 € Durata 36 mesi | a partire dal 1/4/2019. Paese ed Ente Coordinatore Italia 🇮🇹 Università Politecnica delle Marche Paesi partecipanti 4 Unità di Ricerca 5 Unità di Ricerca Italiana Università Politecnica delle Marche – responsabile scientifico: Lucia Aquilanti
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